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Draghi, il “nuovo” governo e la chiarezza che ancora non c’è

Per il mondo dell’Horeca, è stato un venerdì di attesa. Ed è ormai, purtroppo, una tradizione. Saremo arancioni, gialli o rossi? Dovremo annullare tutte le prenotazioni per il fine settimana? Facciamo scorte oppure no?

Il meccanismo dello stop-and-go, tanto caro ai virologi, è uno stillicidio (economico e non solo) per chi si trova a fare impresa in questo contesto. “La salute prima di tutto”, ha tuonato il ministro della Salute, Roberto Speranza, all’indomani della chiusura degli impianti sciistici, a quattro ore dall’apertura fissata da giorni. E sarebbe ora di dargli ragione. Se non fosse che la salute è quella di tutti, compreso chi sta per non avere un lavoro, ché marzo ormai s’avvicina, e chi non sa come pagare i propri dipendenti.

Per cosa stiamo combattendo?

L’arrivo di Draghi è stato salutato quasi da tutti come quello del Messia, capace di rimettere dritta una barca che naviga in tempesta da ormai 12 mesi. Ma il discorso alle camere ha mostrato piuttosto il volto stanco di un grigio burocrate di palazzo, ancorché di altissimo livello.

E anche i primi atti del “nuovo” governo, sono perfettamente in linea con quanto visto negli ultimi mesi. Balletti sui colori, pressing dietro le quinte con i governatori, scienziati che mentono sui dati e consulenti che si consultano con le prime pagine dei giornali invece che nelle segrete stanze. E ancora mancano le risposte che tutti stanno aspettando: qual è la nostra road map dentro questa crisi? Che visione ha il nostro governo delle misure da adottare nei mesi a venire? Quando riapriranno le tante attività chiuse? Quando, ai ristoratori, verrà concesso di apparecchiare tavoli anche dopo il tramonto? In molti si aspettavano un discorso chiaro e diretto. Parole senza fronzoli o tentennamenti agli imprenditori, alle famiglie, alle attività commerciali. Fossero anche parole gravi, ma certe. Un cambio di passo prima di tutto nel modo di parlarsi e di coinvolgere quanti, fino ad ora, hanno pagato il prezzo della crisi. In molti si aspettavano addirittura un Churchill. Al momento, basterebbe uno capace di spiegarci cosa succederà. O, almeno, cosa si impegna a far accadere davvero,