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Export formaggi: bene il primo semestre, soprattutto grazie ai mercati europei. Vola il Gorgonzola

Senza dubbio molto attesi, i dati sulle esportazioni Istat dei lattiero caseari nei primi sei mesi del 2020, elaborati da Clal.it, sono anche positivi e promettenti, tanto da consentire un moderato ottimismo pur in un’annata di così difficile lettura. Mai come in questo momento analizzare i numeri appare fondamentale: in un mercato già complesso, capire la direzione che prendono i consumi mondiali, oltre che le abitudini di spesa, può fare la differenza tra esserci e no. Il Covid e le sue evoluzioni, sociali e sanitarie, è in parte imprevedibile. Non resta quindi che provare a decifrare ciò che, almeno in parte, si può controllare. 

I formaggi crescono, soprattutto quelli freschi

Sei mesi sono un tempo sufficiente per verificare l’impatto del Covid e la sua evoluzione sull’export Ue ed extra Ue: il dato cumulato mostra una crescita dei volumi pari al 3% e valori stabili, a +0,8%, segno che si è venduto tutto sommato bene (in particolare grazie alla ripresa di giugno). Anche la frenata della ristorazione sembra, almeno sui flussi verso l’estero, parzialmente recuperata dallo spostamento generale dei consumi. I freschi, fra cui mozzarella e ricotta, sono quelli che fanno meglio, mettendo a segno un +5,2% a volume, con Francia, Germania e Regno Unito primi tre importatori (quota complessiva: 53%). In netta flessione invece gli stagionati, soprattutto a causa del calo Usa; anche il provolone soffre la contrazione degli ordini in arrivo dalla Spagna. Extra Ue bene la Cina (+2,4%), la Corea del Sud (+18%) il Canada (+46%) dove, ricorda Assolatte, sono in vigore gli accordi commerciali siglati dalla Ue. 

Vince la prossimità: in positivo i dati europei

Complessivamente, sono i paesi della Vecchia Europa ad aver consentito di mantenere e incrementare i volumi, mentre spesso spetta ai mercati extra Ue la palma della miglior redditività. Tra le principali destinazioni Ue crescono nettamente i Paesi Bassi (+13,5%), il Belgio (+12,5%), la Francia (+10,6%) e la Germania (+5,0%). Lo stop imposto alla globalizzazione dalla pandemia fa sentire i suoi effetti in modo evidente e spinge a riflessioni importanti, fra cui quella che coltivare bene l’orto più prossimo, cioè i mercati vicini a noi, è fondamentale nella strategia di business. Ad alcuni, anche con un po’ fortuna, è capitato di lavorare negli anni scorsi in Paesi Ue che oggi, infatti, mostrano crescite importanti. Mentre i formaggi con significativi volumi verso mercati di grandi dimensioni, come i grana Dop negli Usa, inevitabilmente soffrono un po’ di più. 

Top exporters: il caso Gorgonzola

+3,1% a volume e +1,1% a valore: tanto è cresciuto il Gorgonzola nei primi sei mesi del 2020, conquistando il podio di formaggio più performante fra i Dop. I primi tre mercati di destinazione sono stati la Germania, in aumento dell’8,8%, la Francia, che flette però del 7,7% e la Spagna con +11,9%. Un risultato ancor più significativo se si considera che i formaggi italiani nel loro complesso registrano una perdita del 10,8% sul mercato iberico. Importante anche la crescita nei Paesi Bassi (19,9%) e in Svizzera (15,5%). A giugno un vero boom: volumi a +20,4% e valori a +17,1%, con una crescita in doppia cifra di tutte le principali destinazioni, salvo il Regno Unito. Quali le ragioni di questo successo? Strategia e paziente lavoro. Il Gorgonzola può infatti contare su un consorzio molto attivo dal punto di vista promozionale e su una base sociale composta da classici imprenditori ‘con la valigia’, secondo la miglior tradizione italiana, instancabili e capaci, anche sul piano commerciale. 

Nel mese di giugno boom per l’export del Gorgonzola : +20,4% a volume

Latte sfuso con il segno più, ma i volumi sono sempre bassi

La voce latte sfuso, nei primi sei mesi dell’anno, registra un +71,9% in quantità (+81,1% a valore), anche se le quantità complessive non superano le 6.500 tonnellate. Germania (18%), Austria +11.657%) e Ungheria (+588.114) le prime tre destinazioni delle cisterne.

La grattugia fa gola in tutta l’Ue

Nel primo semestre i grattugiati crescono del 6,2% in quantità e del 6,1% in valore; Germania, Francia e Regno Unito i primi tre paesi acquirenti, che rappresentano il 63% del mercato. Ma il successo dei grattugiati in tutta la Ue si evidenzia anche scorrendo i dati relativi ai flussi di duri da grattugia fra i vari paesi dell’Unione, anche in Italia, che mostrano chiaramente come questa referenza, grazie al mix di sicurezza, conservabilità e comodità d’uso, cresce in tutte le fasce, dal primo prezzo al premium.  

Duri Dop in stallo 

I duri Dop, in difficoltà sul fronte prezzi nel mercato interno, non gioiscono neanche all’estero, pur confermando sostanzialmente i volumi (+0,6%), ma non il valore (-3,5%), nei primi sei mesi del 2020. Pesante la battura d’arresto sul mercato Usa (-11,0%) a causa dell’emergenza Covid, così come significativa appare la discesa dei prezzi (-4,1%). Segno meno anche in Francia (-4,1%) mentre crescono a due cifre il Canada (+56,8%), Svizzera (+15,6%), Regno Unito (+12,5%) e Austria (+10,7%). 

Piano e lontano, il burro va

Pur con volumi sempre contenuti, i dati relativi all’export del burro nei primi sei mesi 2020 mostrano un incremento a volume +22,0% e a valore (17,7%), soprattutto grazie alla crescita degli acquisti in Belgio, Austria, Grecia, Corea del Sud e Ungheria. 

All’estero il burro piace: +22% a volume, nei primi sei mesi dell’anno

Giugno chiude a +6%

Le performance del mese di giugno sanciscono la ripresa dell’export formaggi, che, dopo i cali dei mesi più critici, registra un complessivo +6,0% in volume e +0,8% in valore. Grana e Parmigiano mostrano una moderata crescita a volume (+2,5%), ma i valori restano in negativo (-6,4%). Si registra anche il netto incremento di prezzo per pecorino e fiore sardo (+16%), che flettono però sia a volume (27,6%) che a valore (16,1%). Passa da 160 a mille tonnellate l’export di latte sfuso (+495%), principalmente diretto in Austria, Germania e Ungheria.