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Dop e Igp: cosa ne sanno davvero gli italiani?

Quello della conoscenza del significato delle certificazioni Dop e Igp è un tema assai dibattuto, da sempre. Se l’Italia è il Paese che vanta il maggior numero di denominazioni non significa però che i consumatori conoscano il reale significato di queste sigle. Su questo tema Luiss Business School con il supporto di Amazon ha realizzato la ricerca “Conoscenza e percezione di valore delle denominazioni DOP e IGP tra i consumatori in Italia” che offre uno spaccato del rapporto tra gli italiani e i prodotti agroalimentari a indicazione geografica.

Spiega Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability & Impact, nonché Direttore della BU Applied Research Luiss Business School: “La ricerca nasce dalla considerazione che è ancora relativamente poco nota la comprensione di come il consumatore realmente percepisce i prodotti DOP e IGP e quale rilievo attribuisce a tali attributi. È evidente l’importanza di comprendere più attentamente la prospettiva del mercato anche nell’ottica sia dello sviluppo dell’offerta di tali prodotti, sia delle politiche a supporto delle imprese agroindustriali del nostro Paese”.

Dall’indagine emerge che oltre il 90% delle persone ha consapevolezza dei DOP e IGP e il 96% di almeno uno dei due. In più, nell’arco di un mese, il 76% del campione ha dichiarato di aver effettuato l’acquisto di almeno un prodotto DOP o IGP. Quasi il 12%, addirittura oltre dieci. E il 28% tra quattro e nove prodotti. Relativamente al prezzo, poco più di un quarto dei consumatori ritiene che un prodotto DOP o IGP possa costare oltre il 15% in più rispetto agli altri. Per il 7,4% anche più del 20%. Infine, la maggioranza relativa degli intervistati (quasi il 35%) ritiene che il differenziale di valore economico debba essere compreso tra il 6% e il 10%.

Ma, spiega Caroli, “la ricerca evidenzia che il 62% degli intervistati ha indicato che per rafforzare l’impatto dell’attributo DOP/IGP sarebbe opportuno collegarlo in modo più diretto alla reale qualità del prodotto. Non si tratta di qualcosa che non ha funzionato, ma del fatto che DOP e IGP indicano una precisa origine geografica del prodotto e delle sue componenti fondamentali. Va ulteriormente enfatizzato in termini di comunicazione come questa origine geografica sia fattore di qualità: oggi non esiste una connessione intrinseca tra origine geografica e qualità. Una percentuale consistente di consumatori percepisce questa connessione, ma ritiene che a beneficio dei prodotti DOP e IGP sarebbe importante evidenziarla in modo esplicito. Chi produce beni alimentari a marchio DOP e IGP sa bene che tale radicamento è proprio alla base delle specificità di tali prodotti. Anche la maggior parte dei consumatori ha questa consapevolezza e riconosce che tale specificità meriti un differenziale di prezzo positivo: si tratta di portare a tale consapevolezza la totalità dei consumatori. A tal fine, è importante anche l’intervento degli attori istituzionali e delle associazioni per una comunicazione “di sistema”, che si affianchi e rafforzi quella attuata dalle singole imprese”.