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Coldiretti, l’addio polemico dell’agricoltore padovano: “Soci trattati come pedine”

Un addio polemico quello di Gianni De Poli, storico socio padovano di Coldiretti che da sessant’anni fa parte della Confederazione, anche con ruoli di responsabilità. Titolare, insieme alla famiglia, di un famoso agriturismo alle porte di Padova, il Capeeto, ha annunciato la decisione di abbandonare Coldiretti: “Una scelta difficile”, racconta dalle colonne del quotidiano il Gazzettino di Padova, “ma non posso più sopportare di vedere calpestata la figura dei soci, relegati a semplici pedine per volere della direzione provinciale e, sopratutto, di quella romana. E’ una violenza sui più elementari principi di democrazia”.

Un atto di accusa pesante e circostanziato quello di De Poli, legato anche alla natura stessa della confederazione agricola, ala sua missione e alle sue recenti azioni: “Ci preoccupa la presunzione di Coldiretti nel voler gestire da sola il settore economico, senza collaborare con le altre organizzazioni, e spesso anche in contrasto con i presidenti delle cooperative che rappresentano la stessa Coldiretti (come accaduto anche qualche tempo fa nella trattativa sul prezzo del latte con Italatte, ndr). Ma c’è una grossa differenza nel gestire un’associazione di categoria e una realtà economica, piccola o grande che sia”.

La contestazione dell’ex soci Giovanni De Poli riguarda anche la neonata centrale cooperativa Uecoop di Coldiretti: “Una decisione romana, senza alcuna consultazione con la periferia, per di più con l’immediata nomina di un presidente da subito: evviva la democrazia. Così facendo il mondo agricolo subisce ulteriori divisioni e viene indebolito ancora di più. […] La verità è che con Uecoop pensano di riuscire a pesare politicamente nei confronti delle altre. organizzazioni professionali. Vien da pensare che si faccia tutto questo solo per assicurarsi gli aiuti comunitari, dimenticandosi la propria vocazione statutaria”. De Poli conclude ricordando l’occupazione della sede di Coldiretti a Padova, nel 1977, da parte di molti soci: “Oggi, per la gravità della situazione, sarebbe necessario un movimento ancora più consistente”.