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Unilever: al via la sperimentazione per il ‘latte senza mucche’. Ma i consumatori snobbano le alternative vegetali

Unilever ha annunciato l’intenzione di esplorare, nei prossimi anni, la possibilità di utilizzare latticini ottenuti “senza mucche” all’interno del proprio assortimento di gelati. La conferma è arrivata da un portavoce della multinazionale, secondo cui il team di ricerca e sviluppo dell’azienda avrebbe iniziato a studiare la tecnologia di fermentazione di precisione per creare prodotti lattiero caseari non di origine animale.

“Siamo nelle fasi iniziali della collaborazione con le start-up in questo settore”, ha dichiarato a FoodBev il portavoce di Unilever. Al momento, non siamo in grado di confermare a quali marchi o mercati verrà applicata questa tecnologia”. Si tratta di una decisione che, in qualche modo, era nell’aria. A settembre scorso, parlando del Piano d’azione per la transizione climatica dell’azienda, Roy Horne, responsabile per il clima del gruppo che si occupa di gelati, aveva dichiarato: “Dovremmo parlare delle mucche, che sono altrettanto importanti. Producono latte e panna, che sono ottimi da usare come materie prime per i gelati, ma hanno un’elevata impronta di carbonio”. Dimostrando come la fake news circa l’impronta di carbonio elevata dei bovini sia purtroppo ben radicata. “Ora”, aveva aggiunto Horne, stiamo affrontando una conversazione approfondita nei nostri marchi, sull’utilizzo degli ingredienti lattiero caseari e su come possiamo migliorare la loro impronta di carbonio”. La decisione di Unilever però è in contrasto con i dati che stanno arrivando in queste settimane. Nonostante la corsa sfrenata agli investimenti degli ultimi cinque anni per la carne a base vegetale, le vendite sono piuttosto contenute.

L’attenzione prestata alla carne di origine vegetale da parte di investitori, stampa e persino rivenditori non si riflette sui dati economici: il segmento, infatti, ha rappresentato solo l’1,4% delle vendite totali della categoria carne, nel 2022. Gran parte di questo clamore è stato generato da un singolo marchio, Beyond Meat, che negli ultimi due mesi ha ottenuto pessime performance. E le previsioni degli analisti, che prevedono il perdurare dell’inflazione, sembrano ulteriormente poter allontanare il consumatore da questo tipo di scelte.