L’appello di Granarolo e Lactalis: “Aumenti devastanti. Necessario un intervento urgente del governo”
Granarolo e Lactalis mettono da parte le consuete rivalità di mercato per lanciare un allarme sulla gravissima situazione del settore e chiedere un intervento al governo, esprimendo “forte preoccupazione per un’inflazione galoppante che da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e, in particolare, il settore lattiero caseario”. In una nota congiunta, i due big player del dairy chiedono “un intervento pubblico che scongiuri conseguenze ancora più disastrose per le migliaia di imprese che compongono la filiera“.
Nella missiva diretta al governo i due gruppi spiegano che “l’inflazione ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: alimentazione animale (aggravata dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, packaging (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), ulteriori componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini. Oggi, però, la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’incremento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato, in un momento economicamente complesso per le famiglie italiane”.
Granarolo e Lactalis, si legge ancora nel documento, hanno assorbito un’inflazione tra il 25 e il 30%, ma nonostante questo dalla primavera il prezzo del latte per le famiglie è salito a 1,75/1,80 euro al litro. E la situazione potrebbe peggiorare entro la fine dell’anno, quando il prezzo al consumo potrebbe superare la soglia dei 2 euro.
Per il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari, solo guardando ai costi energetici “si tratta di un’inflazione del 200% nel 2022, rispetto al 2021, e un rischio di oltre il 100% nel 2023 rispetto al 2022”. Una situazione evidentemente insostenibile anche da parte di una grande azienda, dal momento che “si protrae nel tempo e che se fosse scaricata tal quale sul mercato colpirebbe significativamente i nostri consumatori e avrebbe inevitabili conseguenze sui consumi, con ricadute negative su tutta la filiera”.
Giovanni Pomella, ad di Lactalis in Italia, aggiunge che “l’aumento del costo energetico ha generato un impatto devastante, +220% di spesa registrato nel 2022 rispetto al 2021, e una stima di un +90% nel 2023 rispetto al 2022″. Per Pomella “le imprese sono allo stremo, hanno già fatto ben oltre le loro possibilità ed è arrivato il tempo della responsabilità pubblica. In questo drammatico frangente, come imprenditori abbiamo messo da parte le rivalità di mercato ed abbiamo unito il nostro appello al mondo politico per ribadire la necessità di intervenire responsabilmente a tutela dell’intera filiera e del consumatore”. Ed è proprio insieme che i due player chiedono un “provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche e da evidenti fenomeni speculativi. Si rende necessario un intervento urgente del Governo”.