Cina, Asia, Ucraina e inflazione: ecco perché scende l’asta di Fonterra
Il Global Dairy Trade (Gdt), cioè quello che tutti, un po’ impropriamente, chiamiamo asta di Fonterra, ha registrato un calo del 18% dei prezzi medi del latte intero in polvere (Wmp), fattore chiave del prezzo del latte, nelle ultime quattro aste. Ad incidere sull’asta sono ovviamente le dinamiche internazionali. Da un lato i pesanti lockdown in Cina, che stanno rallentando gli acquisti, anche in considerazione delle scorte accumulate lo scorso anno, ma dall’altro lato c’è la difficoltà di alcuni mercati africani e asiatici, come lo Sri Lanka, di assorbire aumenti così elevati, oltre alle tensioni causate dal conflitto in Ucraina. Oggi, infatti, i prezzi del Gdt risultano troppo alti per poter lavorare su paesi sempre più in sofferenza, visto il quadro mondiale. E così i compratori sono costretti ad attendere e rallentare i propri acquisti. Un fatto che risulta evidente anche dalla recente decisione del colosso neozelandese Fonterra, che ha rivisto al ribasso la fascia di prezzo del latte alla stalla per il 2021/22, passato da 9,30-9,90 dollari per kgMS a 9,10-9,50 per kgMS. Con una riduzione del prezzo medio pagato agli agricoltori, che scende da 9,60 dollari per kgMS a 9,30.
L’analisi di Fonterra: le prospettive restano positive. Ma i rischi sono tanti
Miles Hurrell, ceo di Fonterra, ha spiegato che la variazione del prezzo previsto del latte alla stalla è dovuta a una serie di eventi recenti che hanno avuto un impatto a breve termine sulla domanda globale di prodotti lattiero caseari, in particolare il blocco in Cina dovuto al Covid-19, la crisi economica in Sri Lanka e il conflitto Russia-Ucraina.
“Sebbene le prospettive a lungo termine per i prodotti lattiero caseari rimangano positive e prevediamo che la domanda e l’offerta globali saranno più equilibrate nel resto dell’anno, abbiamo visto questi impatti a breve termine fluire nei prezzi del Global Dairy Trade (GDT). In questo momento stiamo assistendo all’impatto di molteplici eventi. Insieme alle pressioni inflazionistiche, non sorprende vedere gli acquirenti prudenti”. Hurrel spiega la strategia della cooperativa: “La nostra capacità di spostare i prodotti tra diversi mercati e categorie rimangono importanti e rafforzano la nostra scelta strategica: garantire che il latte vada nei prodotti a più alto valore”.
Quanta alla reazione della propria base sociale, Hurrel commenta: “Questa decisione sarà deludente per i nostri agricoltori, ma la variazione dei prezzi globali dei prodotti lattiero-caseari sta arrivando a livelli record. 9,30 per kgMS, continua a essere il prezzo del latte più alto previsto nella storia della cooperativa. Guardando al resto dell’anno, la produzione mondiale di latte dovrebbe rimanere limitata poiché gli elevati costi di mangimi, fertilizzanti ed energia continuano a incidere sulla produzione nell’emisfero settentrionale e prevediamo una ripresa della domanda man mano che gli impatti a breve termine iniziano a risolversi”. Hurrel, infine, spiega quali sono le preoccupazioni per i mesi a venire: “Ci sono una serie di rischi che stiamo continuando a tenere d’occhio, compresi i potenziali impatti sulla domanda dovuti alle pressioni inflazionistiche, all’aumento dei tassi di interesse, all’aumento della volatilità a causa dei prezzi elevati dei prodotti lattiero-caseari, alle ulteriori interruzioni dovute al Covid-19 e ad eventi geopolitici”.