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Gian Marco Centinaio: “L’Europa non crede più ai prodotti a denominazione. Ed è preda di un delirio radical chic”

“L’Europa non crede più nei prodotti a denominazione. La vera battaglia oggi è difendere i nostri prodotti, comunicare, farli conoscere anche con il turismo”. A parlare è Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle politiche agricole, nel corso di una lunga intervista pubblicata oggi sul quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro. Tanti i temi toccati dal sottosegretario leghista: dal governo all’Europa, dalle tasse al tema prezzi. Ma sono soprattuto le vicende europee a scatenare l’ira di Gian Marco Centinaio, in particolare sui temi legati all’ambiente e sui provvedimenti per il mondo agricolo. “Ursula von Der Leyen nel discorso sull’Unione non ha pronunciato neppure una volta la parola agricoltura. Il fatto è che a Bruxelles sono in preda a un delirio ambientalista radical chic e sono convinti che l’agricoltura inquini, sia nemica dell’ambiente, sia una faccenda di basso profilo. Ogni volta io gli ribatto: ma se non ci fosse stata l’agricoltura in tempo di pandemia cosa avreste mangiato? Poi ci sono gli interessi delle multinazionali e questo è un capitolo che vale a livello mondiale. Si stanno affacciando player come Bill Gates e tutta la finanza mondiale che vogliono conquistare il mercato alimentare condizionandolo con le loro capacità d’imporre parole d’ordine per vendere prodotti globali che di agricolo non hanno nulla”.

Nettissimo anche il giudizio del sottosegretario su Farm to Fork ed etichetta a semaforo: “Nè von der Leyen né Frans Timmermans hanno idea di cosa sia la nostra agricoltura: pensano solo all’ambiente. Hanno distrutto la politica agricola con questa ossessione verde. Il programma Farm to Folk con l’etichetta a semaforo è una sciagura. Loro pensano che agricoltura e ambiente siano nemici. Se c’è qualcuno che ha salvaguardato e tutela l’ambiente sono i nostri agricoltori”.

Gian Marco Centinaio, sul tema prezzi e aumenti, aggiunge: “Un tempo si pagavano e si facevano i noli a tre settimane, ora si fanno a settimana e sono quadruplicati. Queste tensioni sui prezzi si scaricheranno inevitabilmente sui consumatori senza nessun beneficio per gli agricoltori. E l’inflazione potrebbe bruciare la ripresa”.