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Cibus 2024: un’edizione da record. Cosa ha funzionato e cosa no

La 22esima edizione di Cibus a Fiere di Parma si è chiusa con oltre 75mila presenze (+25% rispetto al 2022). Un’edizione da record, come era nelle previsioni, per numero di brand (3.000) e buyer (3.000) presenti, che ha visto la partecipazione del Ministro Ministro del Made in Italy e delle Imprese Adolfo Urso e del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida.
Nei corso dei 4 giorni del salone di riferimento dell’agroalimentare italiano sono state presentate più di mille novità prodotto, tra i quali i lecca-lecca musicali, l’uovo vegetale, il salame al tartufo con copertura di parmigiano e il chutney all’aceto balsamico di Modena. Tra i principali trend, da segnalare quello legato a salute e benessere, con protagonista il collagene, presente in numerose bevande e alimenti.

Tra le novità più interessanti anche l’applicazione dell’intelligenza artificiale per contrastare le contraffazioni alimentari, con il progetto Nina, promosso dal Consorzio delle Mozzarella di Bufala Campana Dop, per tutelare un’eccellenza del nostro agroalimentare (primo marchio Dop per importanza del Centro-Sud Italia e il terzo tra i formaggi Dop italiani) contro le fake-mozzarelle e contrastare il fenomeno dell’Italian sounding.

I sì e i no

Quella che si è appena conclusa è stata un’edizione davvero straordinaria che ha mostrato l’enorme interesse per il food italiano e un grande apprezzamento per la fiera di Parma. Accogliente, senza eccessive rigidità, vivace e ricco di appuntamenti interessanti per tutte le filiere: i punti di forza di Cibus, nel 2024, si sono confermati ed ampliati. La fiera di Parma è un posto in cui tutti vogliono essere e sono contenti di stare. Nota di merito, come sempre, per l’accoglienza di questa città e dei suoi tanti ristoranti tipici che hanno deliziato ospiti ed espositori. Ma se Cibus ha mostrato al mondo tutti i suoi punti di forza va anche registrato che, allo stesso modo, ne ha mostrato la grande debolezza.

Arrivare in fiera il primo giorno, per molti, è stato un miraggio. Code interminabili fin dall’autostrada e parcheggi pieni; come se non bastasse, la solita pioggia che accompagna quasi tutte le edizioni della fiera e che si è tradotta in parcheggi pieno di fango ed espositori costretti a passare, con il loro outfit tirato a lucido per l’occasione, in mezzo a pozzanghere e camminamenti non asfaltati. Il secondo giorno, più clemente per la meteo, è stato ancora più drammatico per traffico e parcheggi tanto che gli addetti alla viabilità, ad un certo punto, si sono trovati costretti a invitare quanti erano diretti ai padiglioni di Cibus a lasciare le proprie auto in mezzo alla carreggiata, con tanto di promessa di non comminare multe. Tutti i parcheggi della fiera erano al completo, segno che l’affluenza ha decisamente superato la capacità ricettiva di Cibus. Da anni si parla di nuovi svincoli e parcheggi ma, ancora una volta, chiunque abbia varcato i cancelli della fiera (salvo l’ultimo giorno), si è trovato con la solita, difficile situazione. La speranza, per il futuro, è che si riesca a non affogare tutto questo entusiasmo nei disservizi, mettendo mano alla viabilità per quanto serve (e l’indotto generato da Cibus lo merita) e lavorando al meglio sull’alternanza con Milano, città maggiormente vocata sul fronte dei servizi, ancora di più per gli ospiti extra Ue, e sempre più al centro della scena internazionale per il food e la ristorazione.

Cibus 2024: i convegni

Cibus ha acceso un riflettore sull’export del food made in Italy, che nel decennio 2013 – 2023 è stata del 27% rispetto al 12% della media europea, secondo i dati dello studio Centro di Ricerca per lo Sviluppo Imprenditoriale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un risultato che ha portato i prodotti agroalimentari italiani venduti all’estero a sfiorare i 64 miliardi di dollari, circa il 10% dell’export europeo (679 miliardi di dollari), collocando il nostro Paese al quarto posto nel 2023 per sviluppo dell’export in Europa.

Food Made in Italy che guarda con sempre maggior interesse al mercato americano, che considerando retail e alcolici vale 1.500 miliardi di dollari. Un tema affrontato in occasione del convegno USA4 Cibus: le opportunità per le aziende italiane di investire negli Stati Uniti nell’epoca dell’Inflation Reduction Act, realizzato in collaborazione con American Chamber of Commerce in Italy, che ha visto l’intervento di importanti brand quali Auricchio, Levoni, Rigamonti e la partecipazione dell’Associazione Centromarca. Made in Italy che il 94% degli italiani considera come il principale ambasciatore dell’italianità nel mondo, secondo la ricerca Federalimentare-Censis “L’industria alimentare tra Unione europea e nuove configurazioni globali”, che ha evidenziato la centralità dell’industria alimentare e del Made in Italy e l’importanza delle future scelte in Europa.

Grande attenzione anche per il tema della sostenibilità, affrontato nel convegno “Strumenti moderni per una filiera agroalimentare sostenibile”, organizzato dai Giovani di Confagricoltura-ANGA e dal Gruppo Giovani Imprenditori di Federalimentare nella cornice di Cibus 2024, con focus sulle strategie e le best practice da attuare per incentivare l’export dei prodotti Made in Italy. Sostenibilità che vede il packaging nel ruolo di protagonista: per 2 italiani su 3, secondo l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo curato da Nomisma, la confezione ha infatti un ruolo decisivo nelle scelte d’acquisto di cibi e bevande, mentre per 1 su 2 rappresenta un aspetto cruciale per contribuire a rendere un prodotto alimentare più rispettoso per l’ambiente.

La 22esima edizione è stata accompagnata come sempre dall’iniziativa Cibus Food Saving, promosso dal Banco Alimentare, per recuperare i prodotti che gli espositori sceglieranno di donare, così da distribuirli alle organizzazioni caritative convenzionate in Emilia Romagna, che aiutano le persone in difficoltà sul territorio.