Decreto “ristori” di Natale: farsa sotto l’albero
I “ristori” per bar e ristoranti a seguito delle chiusure di Natale imposte dal governo? Andranno solo a chi li ha già avuti. Interessati dal cosiddetto DL Natale (quello annunciato in tarda serata di venerdì 18 dicembre dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte) sono oltre 200mila esercizi della ristorazione, distribuiti in 11 codici Ateco. Tirando di conto, a fronte delle cifre stanziate, l’assegno medio per i ristoranti supera i 3.600 euro, per i bar i 2.200 euro, per gelaterie e pasticcerie i 2.900 euro. Battezzare questi importi come una mancia, significa ricorrere a un eufemismo o all’ennesimo sforzo di buona educazione. Intendiamoci: nessuno mette in discussione la grave situazione sanitaria e l’importanza della salute pubblica. Tuttavia, molto poteva e doveva essere fatto.
L’esempio tedesco e l’improvvisazione tricolore
La pochezza dei “ristori” – oltre alla sciagurata tempistica del DL Natale, che ribalta, a poche ore dall’evento clou dell’anno in termini di business e consumi, le promesse fatte – è tanto evidente quanto pesante da accettare e sopportare. In tutta Europa si è decisa la “stretta” e con modalità meno dure dell’Italia. Ma c’è una sostanziale e decisiva differenza. I governi hanno aperto il portafoglio (lo avevano già fatto dalla scorsa primavera senza ricorrere a strumenti obsoleti) mettendo al riparo le aziende (per quanto possibile, o meglio necessario), attraverso un “metodo” moderno. Interventi chiari, semplici, comprensibili, funzionali, affidabili. Punto. L’esempio della Germania è (anche per il valore del sostegno economico) sotto gli occhi di tutti.
La farsa dei “ristori “italiani
Nel nostro Paese siano alla quinta ondata di soldi messi in campo per sostenere le attività. Facendo ricorso a “ristori”. Già “ristori” e non indennizzi. In termini quantitativi, come accennato, si tratta di bruscolini per chi ha attività di ristorazione. A rendere poi insopportabile la situazione c’è il fatto che nel frattempo le imposte ordinarie – le bollette ad esempio – continuano a fioccare. Ma siccome al peggio non c’è mai fine, da pagare è arrivata anche la tassa dei rifiuti, per un importo pieno, nonostante il protrarsi nel blocco delle attività. Ma come si procederà per i “ristori” di Natale? Semplice: nello stesso identico modo diseguale delle tornate precedenti. Della serie: chi ha ricevuto quelli dell’estate si porterà a casa anche questi. Del resto, questo sarebbe è il solo modo affinché l’Agenzia delle Entrate possa arrivare in tempi stretti a effettuare il bonifico. Risultato: chi non ha ancora beccato un centesimo di euro dall’inizio della pandemia, continua a fare penitenza. La Quaresima a Natale. In sostanza dovrà aspettare gennaio, quando sicuramente sarà indispensabile rifinanziare l’ennesimo decreto “ristori”: E allora, forse, le cose prenderanno una forma più corretta e giusta.
645 milioni di euro, non per tutti e neppure per adesso
La riprova di una certa attitudine a fare le cose male (ancorché di fretta da parte di un governo inadeguato e nel pallone) risiede in un dato. I 645 milioni di euro strombazzati dal premier Conte in conferenza stampa sono da ripartire, sebbene se ne sia ben guardato dal chiarirlo. 455 milioni di euro sono sul 2020, 190 milioni di euro vanno in capo al 2021. C’è di più: non si tratta di nuovi stanziamenti. I 645 milioni di euro sono stati “ripescati” dalla quota del fondo di riserva che era stato generato con il Decreto Ristori-Bis, successivamente allargato a oltre 1,4 miliardi dal Decreto Ter. La sostanza, dunque, è soltanto una: non potendo “inventare” altro debito in poche ore, si è raccattato in giro quello che si è trovato. Pertanto, la copertura dei ristori agli operatori copre (forse, lo ribadisco, forse) tra il 10 e il 20% della perdita denunciata a seconda della fascia di fatturato dei diretti interessati. Logica la grave accusa lanciata da Confcommercio che richiama al rischio della cancellazione di numerose imprese a fronte di questa sciatta diseguaglianza.
“Ristori”: servono almeno 20 miliardi di euro
Le rassicurazioni del titolare del Mef, il ministro Roberto Gualtieri, circa un intervento corposo a gennaio in materia di “ristori”, al momento appaiono poco convincenti. Non resta che affidarsi a questa speranza, sostengono giustamente esercenti e imprenditori del mondo della ristorazione. Ma le aspettative sono basse. Stiamo parlando di uno stanziamento del governo che dovrà ammontare almeno a 20 miliardi di euro per distribuire “ristori” veri a tutti e sanare gli squilibri. Una cifra pesantissima, che andrà ad ampliare ancora di più la quota di debito (e scostamento di bilancio) per l’esercizio 2021. Per quanto doveroso e obbligatorio, credo, il discorso non è così leggero da affrontare e anche da far digerire in sede europea. A meno che a pilotare questa nuova stagione non sia un nuovo driver.
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