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Il cibo sintetico? Inquina di più, secondo i risultati di uno studio americano

Mentre l’Italia ne vieta anche la ricerca e l’Europa si interroga sulle loro caratteristiche, arriva dagli Usa uno studio che rischia di far crollare tutta la comunicazione e la pretesa (da parte di alcuni) superiorità del cibo sintetico come nuovo modello alimentari a ridotto impatto ambientale. La ricerca americana si è concentrata sul tema in assoluto più caldo, cioè quello delle emissioni legate alla produzione di carne.

La ricerca che potrebbe mettere in discussione la ragione stessa dell’esistenza del cibo sintetico arriva dalla prestigiosa Università di Berkeley (California). Secondo questo studio, il cibo coltivato in laboratorio inquinerebbe addirittura 25 volte più della carne di provenienza animale. La responsabilità di questo risultato, affermano i ricercatori, sarebbe da addebitarsi agli altissimi costi energetici e al consumo esponenziale di risorse idriche, molto maggiori rispetto a quelli delle classiche proteine animali. “I risultati indicano che l’impatto ambientale della produzione di Acbm [“animal cell-based meat”, carne a base di cellule animali, ndr] a breve termine sarà probabilmente di ordini di grandezza superiore alla produzione media di carne bovina se per la produzione di Acbm viene utilizzato un mezzo di crescita altamente raffinato”, scrivono i ricercatori. Ma la questione centrale è ancora un’altra: la presenza e la rimozione di endotossine nel processo di crescita. Il metodo di riduzione o eliminazione delle endotossine, infatti, dipende fortemente dalle proprietà della sostanza che viene purificata, ma l’uso di questi metodi di raffinazione contribuisce in modo determinante ai costi economici e ambientali associati a questi prodotti.

Poiché, dunque, è necessario un uso continuato di substrati di coltivazione altamente raffinati, i ricercatori stimano che ogni chilogrammo di Acbm produca da 246 a 1.508 kg di emissioni di anidride carbonica. Ed ecco perché, conclude la ricerca, la carne coltivata in laboratorio contribuirebbe al riscaldamento globale da 4 a 25 volte in più rispetto alle carni naturali.

Gran parte dell’impatto ambientale, sarebbe determinato dalla necessità dell’uso di combustibili fossili associato alla purificazione dei componenti del mezzo di crescita, in questo caso da 3 a 17 volte superiore alla carne di manzo.

Una notizia che non fa che confermare quanto appare sempre più evidente: la produzione di cibi sintetici poco ha a che vedere con la riduzione delle emissioni e in generale dell’impatto ambientale ma è molto legata, invece, a grandi investimenti, in modo particolare negli Usa, in Israele, nel Regno Unito, in Olanda e in Danimarca. E che però conferma anche la necessità di una libera ricerca intorno a questo fenomeno, diversamente da quanto caldeggiato nel nostro Paese.