Federalimentare, Vacondio: “La sovranità alimentare è solo uno slogan. L’Italia non può realizzarla”
Intervenuto alla presentazione ufficiale di Cibus, Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, è tornato sul tema della sovranità alimentare, che in questi giorni sta occupando pagine di giornali, dichiarazioni politiche e programmatiche a quasi tutte le latitudini. Complici le tensioni sulle materie prime e la scarsità sui mercati mondiali, aggravate dalle chiusure legate alla crisi Russia-Ucraina, da giorni si parla infatti della necessità di piani per una sovranità alimentare italiana su tutte le materie prime. Ma Vacondio non ci sta e spiega: “La situazione è molto difficile. Lo era già da qualche mese con i rincari dei costi energetici e con quelli delle materie prime agricole. Poi è esplosa la guerra tra Russia e Ucraina che ha peggiorato ulteriormente lo scenario. La realtà è complessa ma affrontiamola con pragmatismo e non con slogan vuoti che non rappresenteranno mai una soluzione. Poi un chiarimento sui cereali, oggetto anche di una comunicazione fuorviante: “C’è un forte cortocircuito che riguarda i cereali. Innanzitutto, va chiarito un punto: dire cereali non vuol dire solo pasta, pane e prodotti da forno. Sono cereali i principali alimenti per la zootecnia e quindi in un attimo sono coinvolte anche le carni, i salumi, il latte e i formaggi. I cereali riguardano a vario titolo in oltre il 70% delle filiere del made in Italy. Per questo la situazione è molto preoccupante”.
Infine, l’affondo sul tema della sovranità: “Sento da più parti riparlare, come avvenuto nel corso della pandemia, di sovranità alimentare. Capisco che lo facciano i politici che vivono di consenso e questo della sovranità alimentare è uno slogan che sembra riscuotere interesse nell’opinione pubblica. Ma noi siamo imprenditori abituati a fare i conti con la realtà. E l’Italia non è un paese che può realizzare una sovranità alimentare. Non ha i terreni arabili per farlo. Abbiamo fatto negli anni grandi progressi, sul profilo dell’efficienza produttiva e su quello delle rese raggiungendo risultati che sembravano impensabili. Sento parlare promuovere le coltivazioni di grano al sud e di riutilizzo dei terreni abbandonati. Faccio presente che in Sicilia attualmente si producono con metodo biologico 15 quintali di grano a ettaro contro i 90 prodotti in media in Francia. Il confronto non regge. Allo stesso modo trovo privo di senso pensare di riportare in produzione terreni abbandonati: abbiamo bisogno di milioni di ettari non di piccoli appezzamenti. Per questo dico: abbandoniamo gli slogan di facile presa e preoccupiamoci di costruire accordi con i fornitori che ci consentano di risolvere il deficit di materie prime col quale ci stiamo confrontando“.