Ristorazione e Green Pass: dubbi, paure e piazze roventi
Sul Green Pass, dopo il boom di prenotazioni per le vaccinazioni, e le prime polemiche, arrivano le proteste. A cominciare da quella di una parte delle associazioni di categoria legate al mondo della ristorazione. A queste si uniscono le manifestazioni di piazza promosse dei “No-Vax”. Insomma, a 48 ore dal varo del provvedimento sull’adozione del Green Pass da parte del governo di Mario Draghi, il clima si surriscalda.
Green Pass: come, dove, quando
Come noto il decreto anti-Covid entrerà in vigore dal 6 agosto. Prevede che il Green Pass sia obbligatorio dai 12 anni in su per chi frequenta bar e ristoranti al chiuso, piscine, palestre, cinema, musei, fiere, luoghi di spettacolo e intrattenimento, manifestazioni sportive. La “certificazione verde” deve provare l’inoculamento almeno della prima dose vaccinale (validità 9 mesi) o la guarigione dall’infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi). C’è anche l’opzione di effettuare un tampone e utilizzarlo a patto che abbia dato esito negativo nelle 48 ore precedenti. Restano escluse le discoteche. Ma anche su questo fronte la battaglia è solo all’inizio, come ha sottolineato il leader della Lega Matteo Salvini: “Se il Green Pass funziona e limita i contagi al ristorante e nelle palestre, non capisco perché si continui a tenere chiuse le discoteche”.
Ristorazione: le preoccupazioni del Mio
Il Green Pass è stato assunto come uno strumento anche di taglio economico. Secondo il governo serve per evitare le chiusure indiscriminate delle attività commerciali, specialmente quelle più colpite come la ristorazione, che “raduna” tante persone. Un aspetto che ha registrato pareri molto favorevoli da parte della maggior parte delle associazioni di categoria. Ma a determinare le preoccupazioni è il tema dei controlli. Lo ha ribadito ad esempio il Mio (Movimento Imprese Ospitalità), movimento nazionale presieduto da Paolo Bianchini. Che rileva un aumento delle cancellazioni da parte di clienti e turisti a seguito della decisione di introdurre il Green Pass obbligatorio. La preoccupazione si estende al tema dei controlli, come sottolineato da Salvatore Bongiovanni, presidente della Lombardia di Mio Italia, che a MonzaToday.it ha dichiarato: “Un’altra volta ancora con un provvedimento impongono a noi ristoratori di fare i poliziotti e i controllori. Ci sono bar dove c’è un continuo via vai di clienti: persone che si avvicinano al bancone e poi si siedono. Diventa impossibile adempiere a quando ci viene richiesto. Questa è l’ennesima mancanza di rispetto al nostro settore che è già stato messo in ginocchio per quasi due anni. Il nostro presidente si è confrontato con diverse parti politiche. Stiamo effettuando un sondaggio a livello nazionale e nel frattempo assistiamo alla protesta dei cittadini che sono scesi in piazza”.
Ristoratori Veneti e Ho.re.ca all’attacco
L’associazione Ristoratori Veneti e Ho.re.ca conferma la sua netta contrarietà all’uso del Green Pass. E ha lanciato l’hashtag #IONONCISTO: “Perché deve essere sempre sacrificata la nostra categoria?”. C’è anche una preoccupazione di tipo lavorativo ed economico. Si legge nel post: “Stiamo abituando sempre di più, dopo l’esplosione di delivery e take away le persone a chiudersi in casa in casa. I non vaccinati continueranno a fare feste e cene in casa e i ristoranti, oltre a far fatica a trovare personale, faremo anche fatica anche a trovare i clienti. Probabilmente, ci sarebbero più vaccinati, ma resterebbe comunque un 30-40% di popolazione che non si vaccina. Quindi, un 30-40% di clienti in meno per i ristoranti. Aggiungete che la fascia d’età più restia alla vaccinazione è quella dai 35 ai 55, ovvero quella che statisticamente spende di più al ristorante. Capiamo che il diritto alla salute è sacrosanto però esiste anche il sacrosanto diritto di lavorare. Infine, bisogna tener conto che dove è stato introdotto il Green Pass, come in Russia, i ristoranti sono vuoti! In Francia si preparano a manifestare, in Germania la regola non è passata. Aperti con il Green Pass significa chiudere!”.
Green Pass: le proteste dei “No-Vax” in tutta Italia
Già perché questo è l’altro fronte che si è aperto. Sabato 24 luglio, alle ore 17,30, si sono tenute in diverse città italiane – da Aosta a Lecce – le iniziative di protesta dei “No-Vax”. Una rete articolata con persone richiamate con il tam-tam dei social network. Di Telegram in particolare. Un’azione organica, che arriva dopo il “No Paura Day” andato in scena a Torino giovedì scorso, riempiendo Piazza Castello con migliaia di persone. Le proteste di piazza contro la vaccinazione si stanno diffondendo in tutto il mondo: dall’Australia (che conta soltanto l’11% della vaccinazione con dose effettuata) alla Francia dove l’introduzione del Green Pass voluta dal presidente Macron (e anche in versione meno light di quella italiana) ha fin da subito prodotto non poche contestazioni.
3 thoughts on “Ristorazione e Green Pass: dubbi, paure e piazze roventi”
Comments are closed.